Cantieri
La battaglia legale tra il re della vodka e Fincantieri
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Un recente articolo del New York Times ha svelato che Mohammed bin Salman, secondo vice Primo Ministro e ministro della Difesa dell’Arabia Saudita, è il nuovo proprietario di Serene, acquistato nel 2015 per 350 milioni di euro.
Serene è un esclusivo superyacht da 134 metri voluto da
Yuri Shefler, il magnate russo che possiede SPI Group, uno dei più importanti gruppi al mondo nella produzione, distribuzione e vendita di alcolici.
Nonostante il cambio di proprietà, tra Shefler e Fincantieri, che ha costruito il superyacht, è in corso dal 2014 un importante contenzioso.

I guai per il cantiere italiano sono cominciati con la costruzione di Ocean Victory, superyacht da 140 metri commissionato da Viktor Rashnikov, un altro miliardario russo che ha fatto la sua fortuna con l’industria siderurgica.
Prima che Ocean Victory venisse consegnato nel dicembre 2014, il tribunale di Londra ha condannato Fincantieri a risarcire Serena Equity Limited, la società controllata da Shefler che possiede Serene.

L’accusa deriva dalle eccessive somiglianze del design e delle caratteristiche tecniche di Serene e Ocean Victory, entrambi progettati da Espen Oeino. Shefler reclama di possedere la proprietà intellettuale di Serene, e che questa è stata utilizzata da Fincantieri per costruire Ocean Victory, la quale, secondo il miliardario russo, è quasi una gemella.
Per questo la corte inglese ha condannato alla fine di luglio 2014 Fincantieri a pagare 13,2 milioni di euro in virtù di una dichiarata “indubbia somiglianza esteriore”, violando la “intellectual property” dell’armatore. Inoltre, sulla base di un’interpretazione contraria al testo contrattuale, il lodo ha ritenuto applicabili penali per altri 7,7 milioni di euro più interessi legali.
Fincantieri non ha accettato la sentenza del tribunale, proponendo un ricorso alla High Court di Londra, come ha espressamente dichiarato in una nota.

FINCANTIERI S.p.A., ritenendo tale decisione assolutamente ingiusta e illegittima, in quanto viziata da molteplici errori, ha proposto tempestivo appello alla High Court di Londra. Essendo l’arbitrato un giudizio a unico grado, l’appello proposto da Fincantieri doveva preliminarmente ottenere il “nulla osta” da parte della predetta High Court, la quale ha omesso di concederlo.
La Società si riserva pertanto ogni meglio vista azione per contrastare il riconoscimento e/o l’esecuzione dei lodi.
Al riguardo, è stata iniziata in Italia una causa di accertamento negativo contro l’armatore del MY Serene volta a dimostrare da un lato che quest’ultimo non è titolare di alcuna intellectual property sul design dello yacht e dall’altro che il MY Victory non viola alcuna ipotetica intellectual property dell’armatore del MY Serene.

Nel mese di giugno 2015 la Corte d’appello di Trieste ha riconosciuto l’efficacia ai lodi arbitrali in Italia, a cui Fincantieri ha risposto con “un’opposizione innanzi alla stessa Corte d’appello onde far accertare la contrarietà dei lodi all’ordine pubblico interno e internazionale, nonché per fare valere la revocazione dei lodi stessi per frode processuale”.
Si è poi aggiunta una nuova azione legale di Fincantieri per accusare l’armatore russo di non essere “titolare di alcun diritto di proprietà intellettuale”.
Dalla controparte è stato invece attivato il processo di riconoscimento dei lodi in Olanda ottenendo, in funzione cautelare, il “pignoramento presso Fincantieri Holding BV (i) di ogni importo da quest’ultima (NdR Serena Equity Limited)  dovuto a Fincantieri, (ii) delle azioni o beni da quest’ultima detenuti per conto Fincantieri”.

La vicenda per il momento non sembra pendere a favore di Fincantieri, nonostante i suoi legali  si considerano ottimisti sull’esito dei processi in corso.

Fonti: Fincantieri, Yacht Harbor
Foto: Andrew W. Sieber (CC BY-NC 2.0)

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