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Il nuovo superyacht Explorer 49.5 firmato Tommaso Spadolini è pronto per la costruzione
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    Grande autonomia di navigazione, comfort a bordo, layout improntato alla convivialità. Sono queste tre delle parole chiave che hanno guidato Tommaso Spadolini nella realizzazione del progetto, iniziato un anno fa, del nuovo Explorer 49.5, commissionato da un armatore italiano e ormai alle fasi finali prima dell’inizio della costruzione.

    «Fin dal principio», racconta Tommaso Spadolini, «le richieste dell’armatore sono state molto chiare. Innanzitutto avere grandi spazi, con il minor numero possibile di dislivelli, che fossero coperti e protetti dal vento, così da poter vivere lo yacht non solo d’estate ma anche nella mezza stagione. Poi, la presenza di un ascensore che collegasse tutti i ponti. Infine, un flying bridge che non fosse un classico… flying bridge!».

    È per questo che Spadolini ha disegnato un fly – raggiungibile tramite un ascensore, una scala per gli ospiti e una di servizio per l’equipaggio – che non fosse puramente uno spazio di relax con il classico prendisole “strutturale”, ma un vero punto di ritrovo per l’armatore e la sua famiglia intorno al mobile cucina centrale, ai grandi spazi di lavoro e al tavolo per dodici persone. Oltre alla protezione garantita dall’hardtop, è possibile montare uno sprayhood di “ispirazione velica”, che ripara il fly su tre lati quando ci si trova all’ancora in rada.

    SPAZI CHE SI TRASFORMANO

    Tra le particolarità degli esterni di questo Explorer 49.5 spicca l’assenza di spazi prendisole fissi.

    «È stata una precisa richiesta», continua Tommaso Spadolini. «Abbiamo dunque optato per la presenza di ombrelloni e lettini rimovibili a seconda delle necessità. Ne è un perfetto esempio la zona helipad ‘arredabile’, che sfrutta appieno gli spazi garantiti dal disegno dello scafo a prua, che si allarga nella sua sezione superiore così da rispettare i parametri del touch & go».

    Lettini e ombrelloni arredano anche il grande pozzetto flush deck che nasconde una piscina. Quando è chiusa, rimane perfettamente integrata nella pavimentazione; aprendola, tramite un sistema idraulico, si solleva di 70 centimetri e può essere riempita con acqua di mare e goduta anche in navigazione. Spostandosi verso poppa, il transformer al centro della grande plancetta permette di salire o scendere comodamente dal tender di appoggio.

    «Inoltre abbiamo disegnato un secondo tender di servizio», racconta Spadolini, «perché una delle richieste dell’armatore era che il garage di poppa, con apertura laterale, potesse ospitare un tender di almeno sei metri in alluminio, con prua apribile per portare a terra anche le moto da cross e il quad che troveranno posto a bordo. A prua sarà invece posizionata una rescue boat».

    ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE TRA INTERNO ED ESTERNO

    Dal pozzetto del main deck, è sufficiente scendere un gradino per trovarsi in una vera zona salotto riparata dalla sovrastruttura del ponte superiore; la presenza di porte vetrate scorrevoli consentono, quando aperte, di integrarla al salone interno con divani e zona dining, eliminando qualunque separazione tra interno ed esterno e creando così un’unica grande area vivibile.


    Nel salone principale spazi interni ed esterni si fondono tra loro creando un’unica grande area vivibile.

    © Tommaso Spadolini

    «Per fare percepire appieno all’armatore i volumi di bordo», spiega Tommaso Spadolini, «dopo aver terminato tutti i disegni 3D, abbiamo negli ultimi mesi realizzato due modellini in scala 1:100. A mio parere è il modo migliore per far ‘toccare con mano’ un progetto mentre sta prendendo forma».

    UNO YACHT, TRE CUCINE

    «Sul main deck si trova un’altra delle particolarità dell’Explorer 49.5, che potremmo quasi definire uno yacht con… tre cucine. Oltre a quella all’aperto sul flying e alla cucina principale professionale sul lower deck, sul ponte principale abbiamo realizzato una cucina privata per l’armatore e i suoi ospiti. Abbiamo inoltre lavorato molto sul portavivande, che va dal ponte inferiore al fly, ricavando uno spazio di appoggio di ben 1 metro per 60 centimetri».

    ZONA NOTTE

    Guardando alla zona notte, si è optato per un layout classico, ma quello che colpisce è la suddivisione degli spazi. Sul ponte principale troviamo la suite armatoriale a tutto baglio, con studio, cabina armadio e un doppio bagno con doccia centrale.

    «Nella sezione centrale del lower deck, raggiungibile anch’esso tramite l’ascensore, vi sono invece due cabine doppie con letti affiancati e bagno privato, mentre verso poppa abbiamo creato una cabina VIP con letto matrimoniale e una vera e propria seconda suite con studio separato. Per aumentare la praticità, troviamo qui anche uno spazio sottoscala perfettamente organizzato per la biancheria».

    Se il comandante ha la sua cabina a poppavia della timoneria sull’upper deck, la crew area occupa invece la sezione prodiera del ponte inferiore, con una grande sala mensa, la cucina professionale e quattro cabine, tutte dotate del proprio bagno, oltre allo spazio lavanderia. «L’equipaggio vive a bordo molti mesi all’anno ed è importante che abbia comodi spazi vivibili. Un equipaggio felice rende felice anche l’armatore e i suoi ospiti». Infine, gli spazi tecnici del sottoponte inferiore, alti 1,5 metri, accolgono le celle frigorifere.

    UNO YACHT DESTINATO ALLE GRANDI NAVIGAZIONI

    L’Explorer 49.5 sarà costruito con scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio e lo studio Tommaso Spadolini è riuscito in questi dodici mesi di lavoro a mantenerlo sotto i 500 GT di stazza: una caratteristica molto importante per uno yacht di 49,5 metri di lunghezza e anche una richiesta dell’armatore.

    «Al momento stiamo ultimando la specifica tecnica completa: l’Explorer 49.5 avrà un’autonomia transatlantica garantita a dieci nodi di velocità con motori CAT e tutto è stato studiato per poter affrontare in sicurezza anche navigazioni estreme come quelle nel mare Artico».

    Con un progetto ormai praticamente ultimato, è giunto il momento di scegliere il cantiere che lo costruirà. «Stiamo valutando diverse possibilità», conclude Spadolini. «Per il momento quello che possiamo dire è che sicuramente sarà realizzato in Italia».







    Fonte: Sand People Communication per Tommaso Spadolini

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